Antonino De Bono – Dicembre 1989

Luciano Cirillo Maestro dell’immaginario a cura di Antonino De Bono Aprile 1987

Luciano Cirillo ha completato con successo il corso d’arte all’accademia di BRERA, mettendo a fuoco lunghe ricerche nel campo estetico.

II suo “iter” passa logicamente, come i grandi artisti, attraverso varie esperienze stilistiche, rivolte ad approfondire il significate e il valore dell’analisi.

Diversi elementi di “visibilità artistica” si riscontrano nel periodo chiarista. con la riconoscibilità narrativa del paesaggio di Agropoli, la realtà fenomenica che si sposa alla realtà lirica: viali, prati ampi e verdi, cespugli ed alberi, come figurazione della vita di trapasso dal Sud al Nord.

Subito dopa, attorno agli anni “Settanta’: Luciano Cirillo inaugura il periodo geologico: le colate di lava, le incrostazioni materiche, le fusioni e le macchie che si slabbrano: una maturazione ulteriore che avviene come fusione cromatica esemplificazione dell’immagine naturalistica.

Astrazione ed astratto e un tentativo dell’artista per aprirsi a nuove esperienze, motivando le espressioni

cromatiche nel senso di ” non oggettivo” e” non “figurative”.

E’ tutto un lasso di tempo che corre dal1970 al1977 in cui Luciano Cirillo sollecita forme astratte ed informali per esprimere il linguaggio della spirito come affermazione, non di rifiuto dell’arte, come fanno altri artisti, bensì per definire un nuovo tipo di arte” figurale”, come suggeriva il Ragghianti.

II passo era breve per sconfinare nella surrealtà con i grandi teloni sacri dedicati al Cristo nei suoi vari aspetti allegorici e teologici.

V’è in atto una perfezione dei volti, un appoggiarsi a notazioni di evocazione romantica, pur nell’autonomia e nella volontà di richiamarsi al “primitivo” lombardo, ad una immagine semplice in dissolvenza, quasi come un ricordo mnemonico di verità religiosa esistenziale.

Tra il 1974 e il1975, c’è l’intermezzo espressionista nell’autonomia del fare, ripudiando il richiamo storicistico per operare nell’action painting. con taluni spunti nella Pop Art.

La svolta decisiva avviene dopa il 1980, in cui s’apre il periodo dei collages e degli assemblages. pur nella strutturalismo della forma, nei quali Luciano Cirillo interviene con oggetti provocatori (reti da pescatore, corde, carte, farfalle, ninnoli vari) per dare una libera associazione alle immagini come poetica dell’inedito e del surreale.

In fonda le reti sono tolte all’ambiente nel quale e vissuto da giovane, con il mondo dei pescatori ed ogni elemento e un frammento del ricordo che assume valore maieutico nella percezione intima e nell’esplicazione emotiva dell’assunto.

Questa esperienza si svolge in ampie tele, in cui l’estensione e una vera architettura, un bricolage con ogget

ti diversi: una formulazione di concerti che puntualizzano l’acquisizione di un metalinguaggio per risolvere l’arte figurativa in chiave semantica e superare il manierismo pittorico, come una autentica controriforma della stile.

Luciano Cirillo e un accorto sostenitore della psicologia della forma che visualizza anche in egregie sculture

come decifrazione della civiltà contadina nel vario articolarsi del rapporto sociale e culturale.