Vincenzo Bendinelli – 1971

Recensione a cura di Vincenzo Bendinelli
tratta dall’archivio storico degli artisti Italia- ‘900
Febbraio 1971

Luciano Cirillo e un pittore decisamente surrealista con una chiara impostazione simbolista.

Nato ad Agropoli nel salernitano, Cirillo sente che soltanto al contatto con una grande città può dare sfogo alla sua predisposizione per la pittura: eccolo a Milano.

La sua sensibilità e il suo carattere, prendono un’impronta ben definita proprio in seno ad una vita fatta di intensi sacrifici.

Le vicende personali ne rafforzano il segno e la tematica: spunti meditativi quali la vita e la morte visti con una angolazione religiosa di pace spirituale gli consentono di toccare nelle sue opere punti di altissimo valore pittorico.

Come essere partecipe di una società spietata e crudele, vive il suo tormento sociale sfociando in tavole di chiara protesta, dove non manca, forse, anche di un certo sarcasmo verso problemi non risolvibili.

Se il Surrealismo, secondo Andre Breton, fondatore del movimento e redattore dello stesso manifesto nel 1924, é automatismo psichico puro, da parte di vari pensatori (e anche da me), pur tenendo conto di un recupero inconscio dell’immagine, sono convinti che esista una partecipazione cosciente dell’artista nell’ambito della strutturazione del dipinto.

Infatti l’automatismo psichico puro é un fatto medianico.

Non posso certo negare ad alcuni questa possibilità psichica, ma siamo nel campo della metapsichica.

Per Luciano Cirillo senza dubbio l’inconscio é il protagonista principale lo denota la tecnica rapida dell’esecuzione e la genuina ispirazione, ma il simbolismo che emerge porta sempre il contributo cosciente dell’artista che vuole, pur affidandosi all’ispirazione, puntualizzare il suo pensiero e qui troviamo l’uomo.