Massimiliano Ferrari – 13 Febbraio 1997

PERCORSI ESISTENZIALI DI LUCE E COLORE IN LUCIANO CIRILLO

di Massimiliano Ferrari

13 febbraio 1997

Luciano Cirillo, un artista che, senza esitazione, vogliamo appellare come “artista vero”, usando le virgolette non per relativizzarne la definizione, ma per precisarne la sua portata semantica.

Quello che colpisce infatti della straordinaria produzione del Cirillo è la sua costante “tensione al superamento”: superamento dei mezzi espressivi esplorati nel fieri della sua ricerca, superamento dei contenuti comunicati, superamento delle stesse modalità interpretative della realtà esterna e della sua stessa pittura.

Quella che potremmo chiamare la “categoria del superamento”, evocando significati filosofici di suggestiva memoria, qui si fonda sull’assunto che il superamento stesso non consiste sincreticamente nella sintesi di ciò che precedeva, ma nel “sollevamento” da esso.

È la storia di uno stile pittorico che si evolve. E l’artista, quello “vero”, “supera se stesso” e la sua opera, “sollevandosi da se stesso” e dalla sua opera. Astiene il suo giudizio, mosso solo dal maccramento interiore e dalla utopica ricerca mentale del puro concetto, tradotto poi in opera, dall’

irrefrenabile e incantato impulso creativo. L’opera autentica che ne deriva perviene così a quel magico status di atto poietico.

Il suo linguaggio pittorico ha esplorato la sfera dell’essenziale, dove “parlano” la luce e il colore che divengono essi stessi espressione dell’idea, attraverso un percorso inconscio e a tratti onirico.

Attorno agli anni Ottanta, Cirillo subisce le suggestioni di artisti internazionali e sperimenta una forma personalissima di astrattismo.

I soggetti cosmici, le architetture stilizzate, le implosioni ed esplosioni di materia cromatica e vuoti luminosi si articolano in composizioni di ampio respiro e di sottile equilibrio formale. L’oggetto reale è ancora soggetto dell’opera, ma è essenza, in quegli agglomerati di indivisibili (atomi) che

lo compongono: è frazionato e ricercato attraverso la fantasia e l’inconscio, per come è sentito dall’animo e interpretato dagli occhi dell’artista. La materia si muove; la dinamica è creazione: colore, luce, materia sono in fermento per creare il senso del concetto che genera l’opera. Il processo ermeneutico, l’interpretazione della realtà tradotta nell’opera, mira alla comprensione dell’idea; letteralmente, “la illumina”. Non è quindi l’interpretazione che segue la comprensione, ma viceversa, è l’interpretazione che permette la comprensione.

Luciano Cirillo interpreta la realtà, e solo interpretando, comprende: e questa “comprensione” è quella di un “artista vero”.

Massimiliano Ferrari