LUCIANO CIRILLO VALIDO RAPPRESENTANTE Dl QUESTO NOSTRO INQUIETO E TORMENTATO NOVECENTO

a cura di LUIGI VALERIO (pubblicato sui mensile l’agenda della Lombardia Aprile 1985 sulla pagina a cura di Arnolfo Fierli)- (sui quotidiano il giorno il 15 marzo 1987)

Dal punta di vista artistico, Luciano Cirillo e un vulcano in continua eruzione.

La sua immaginazione creativa, mossa e ispirata da un incessante susseguirsi di eventi umani e culturali, opera senza sosta e con straordinaria rapidità.

Le immagini poetiche scaturiscono dalla fantasia come sospinte da una forza naturale irresistibile che coinvolge tutte le strutture e tutte le attività mentali, a partire dai processi inconsci per giungere a quelli che costituiscono il vertice dell’intelligenza.

Non c’è impulso, non c’è sentimento, non c’è idea che Cirillo lasci fuori dalla sua produzione artistica.

Egli, avido di sapere, s’interessa a tutti i grandi problemi riguardanti la condizione esistenziale dell’uomo. La vitae la morte, il bene e il male, la gioia e l’angoscia, il senso del finito e dell’infinito sono i motivi fondamentali della sua arte, come lo sono di tutta l’arte autentica.

E’ per questa che nei suoi dipinti si respira l’aria dei giganti, e per questa che nelle sue opere avvertiamo lo spirito eccelso di Dante e Leopardi, di Michelangelo e Van Gogh, di Bach e Beethoven .

Ciò, pero, non significa che quella di Cirillo sia un’arte d’imitazione, tutt’altro.

Cirillo ha una sua spiccata e prepotente personalità, che gli consente di esprimere soltanto ciò che vive e si agita in lui.

Egli ama ed ammira i grandi personaggi che abbiamo menzionato; riprende talvolta anche le loro tematiche e i loro linguaggi (poesia, pittura, e musica fanno uso di strutture simili), ma unicamente perché sente di avere qualche cosa in comune con loro, pur ponendosi umilmente su una diversa scala di valori, e pur sapendo di appartenere ad un’epoca cronologicamente e culturalmente molto distante non solo da quelle di Dante, di Michelangelo e di Bach, ma anche da quelle di Beethoven, Leopardi e Van Gogh.

Cirillo e un artista modernissimo, un artista che, pur sentendo tutto il fascino che promana dai colossi dei secoli passati, e interamente immerse nelle problematiche di questa nostro inquieto e tormentato Novecento, di cui e un valido rappresentante.

Nelle sue opere confluiscono tutti i grandi temi della cultura filosofico scientifica d’oggi e tutte le relative ricerche linguistiche.

Particolarmente importanti, per lui, sono i problemi che investono la vita inconscia dell’uomo, problemi ch’egli, sorretto da una notevole conoscenza della psicoanalisi, ha affrontato e artisticamente visualizzato attraverso le strutture di un personalissimo linguaggio surreale, peri l quale ha saputo genialmente sfrutta re anche la grammatica dell’informale.

Diciamo “grammatica” e non “tecnica”: perché gli elementi costitutivi del tessuto segnico e cromatico di

Cirillo non nascono mai come semplici mezzi materici, ma sempre e soltanto come mezzi espressivi di un linguaggio estetico ricco di simbolismi e di risonanze misteriose.