Vincenzo Bendinelli – 25 giugno 1989

Valutazione storica dell’attività artistica di Luciano Cirillo a cura di Vincenzo Bendinelli 25 giugno 1989

Intraprendere una analisi della pittura di Luciano Cirillo implica a priori la presenza di un atto di grande umiltà per poter meglio leggeri contenuti etici ed estetici dell’opera di questo autentico pittore, dalla natura immediata ed istintuale e dalla forza creativa primordiale, domi nata, pero: dalla partecipazione di una mente attenta alla problematica, carica di tensioni e di contenuti dell’attuale umanità, filtrando ogni significato simbolico attraverso il “creative” che la partecipazione emotiva dell’artista fissa, come messaggio, per coloro che sono i n grado di leggere, nella forma e nel racconto proiettato sulla tela da una inarrestabile volontà di dire e di farsi comprendere.

Luciano Cirillo dipinge più con il cuore che con la mente, in quanto la sua pittura e fatta di religiosità, di passione profonda. Egli e dunque staccato da una mentalità intellettuale pur utilizzando un linguaggio da pensatore. Infatti, se da una parte abbiamo l’uomo e l’artista impegnato dal proprio sentimento, dall’altra abbiamo la presenza di un’emersione esistenziale plasmata da particolari contenuti, che egli trasforma in opera d’arte mediante una continua proposta che porta forzatamente il fruitore a medicare. Le sue opere si presentano spesso enigmatiche e misteriose e proprio per questo, stimolanti ai fin i di un discorso che impegna l’uomo persino al di la del colore-forma, e cioè lo spinge nel fiume evocative cui aveva fatto riferimento l’artista per portarlo a nuove aperture di pensiero e di comprensione della problematica umana. In tutto questo sta la forza di Luciano Cirillo. La sua e un’ onesta di fonda che

crea nuove proposte di linguaggio pur emergendo da una cultura con temporanea in moire parti caotica ed illeggibile.

In Cirillo cultura e pensiero si chiarificano amalgamandosi per aprirsi, poi, a concezioni di spazio, ma anche di strutture di ottenebramento, per meglio esprimere la condizione umana infittita da esasperanti contrasti e dalla continua caduca di idoli di argilla. Una tematica che poco concede alla boria umana, ma che, proprio per questo, e in grado di creare una dimensione e dare, quindi, un punto di riferimento sulla caducità del potere e dell’avere terrene che, senza l’ausilio di una vera spiritualità non avrebbe, neppure il senso di esistere. Luciano Cirillo e giunto a fare della vera pittura e a seguire un ordine intima denso di interiorità dal quale emerge quel senso creative tanto necessario per raggiungere la trascendenza dell’arte che deve esprimersi attraverso la materia, attraverso il segno: scrittura-messaggio in un grido di gioia e di dolore insieme, a testimoniare un’identità vissuta, un pensiero che dall’universale torna all’universale senza perdere i n potenza, soprattutto illuminando la tenebra di se stesso e quella degli altri, per mezzo di un messaggio vibrante a testimonianza dei valori posseduti dall’uomo.

Molto si può dire sui mondo culturale i Luciano Cirillo: un uomo, prima di essere pittore, che fa dell’entusiasmo operative la propria carta di credito, una carta su cui e scritta la parola “onesta” al di la di qualsiasi pretesa.

La sua opera pittorica nasce da questi presupposti , diventa liberazione di un’anima tesa a conoscersi e a riconoscersi attraverso l’esigenza del gesto e del pensiero.

Luciano Cirillo e giunto alla pittura per vocazione vera, per uno stimolo interiore irrefrenabile, al quale poteva far eco sol tanto la realizzazione. La sua mente creativa ha trovato sempre uno spunto, un pretesto, per continuare ad esprimersi: una voglia di vita che sicuramente poggia sui presupposti di un

destino ben definito al quale l’artista si deve contrapporre attraverso la propria operosità e attraverso un sempre maggiore approfondimento di quegli elementi umani di cui ampiamente dispone e che diventano simboli di continuità.

Partendo da un substrato culturale, Luciano Cirillo si sente, nel1963, attratto dall’opera dantesca de “La Divina Commedia’ che illustra in alcune sue tele e tavole, riuscendo a caricarle di quel senso drammatico che l’ambiente infernale non può fare a meno di stimolare in un’anima cosi sensibile. Egli ritrae l’arpia, scende nella bolgia dei golosi, s’incontra coni seguaci di Simon Mago, attraverso un’espressione pittorica quasi di tipo espressionistico. Nello stesso periodo, si dedica allo studio del nudo femminile che disegna e dipinge con viva maestria. Allo stesso tempo, dipinge nature morte che hanno il senso dello spazio. Si intuisce che l’artista cerca soddisfazione nella forma ma vuole anche una chiarificazione cromatica: il colore appare delicato e filtrato di trasparenze. Dipinge paesaggi studiando la natura dal vero, preso da un incredibile senso di gioia. Infatti i paesaggi portano le stesure più esaltanti di colore come se la natura si rovesciasse al di fuori caricata di potenza, ma anche di poesia. Ecco che, in questo clima cosi denso di emozioni e di conquiste, nasce l’opera “Tra monte su Agropoli” dalla quale inizia a trasparire il tormento interiore dell’artista che nello stesso istante si apre ai contenuti: la sua mente diventa un vulcano di idee, sostenuta da una gran voglia di fare, di realizzare. Eccolo impegnato in una serie di opere che, preparare con fondi materici speciali, lo libera no nel segno pur restando legato alla forma. I simbolismi rendono vita rispecchiando un’indole di ricercatore, di indagatore non soltanto dei mezzi tecnici ma di quei valori profondi che sol tanto l’arte possiede e mantiene segregati in quell’area di intimità che soltanto pochi raggiungano a svelare. Le esperienze pittoriche sembrano non aver fine e l’artista esplode in un susseguirsi di proposte e di riproposte tormentato da una sere di infinita conquista del linguaggio, che vuole possedere ad ogni costo per esprimere il meglio di se: ricerca delle spazio, dell’infinito, come nelle opere “verso l’infinito”, ” voglia di raggiungere la meta” eccetera.

Ma negli stessi anni, eccolo proteso verso esperienze formali astratte, come a voler trova re nella forma l’equilibrio stesso dell’infinito, che egli cerca di comprendere nella sua incommensurabilità: e Forse la ricerca inconscia di Dio stesso! Sono tele farce di tutta pittura-poesia, nello sforzo creati ve di situazioni formali inusitate che, sicuramente, gratificano l’artista d’immensa gioia. Non e pittura di contenuto, se non marginalmente, poiché sotto questo intendimento gli elementi del dipinto appaiano come presenze umane immerse in un clima più o meno drammatico. E’ l’artista che “sente” l’uomo. Ecco infatti una serie di opere altamente significative dove la forma umana assume una densissima carica di tragedia: il problema razziale emerge, emerge l’aborto, la potenza muratrice della diossina che genera mostri, quasi il grido di “Guernica”! Luciano Cirillo soffre con i propri pensieri, li sente dentro come tentacoli a lacerargli le carni, la mente. Tutto un mondo di umanità si trasforma in opera d’arte anche la magnifica serie dei “collages” propone il disfacimento di una umanità sull’orlo del tracollo. Ma prima di questi in un periodo che va dal1968 al al1979, i suoi temi sono imperniati sulla violenza, sui razzismo, sull’ecologia.

Luciano Cirillo crea opere surreali di vaste proporzioni, non solo di forma ma di pensiero. I contenuti sono il pretesto per operare, contenuti stimolanti che gli aprono sempre più la mente ed il cuore. Si, perché pochi artisti sono i n grado di operare con tanta partecipazione di pensiero e di sentimento. Ecco che nasce lo splendido dipinto della donna crocifissa, una donna che egli crede superiore all’uomo nella essenza di matrice di continuità vitale. Con essa una infinita serie di opere dal contenuto surreale prende vita a testimoniare un infaticabile senso operative. Dopo tanto impegno, Luciano Cirillo approda nel1982 alle sue prime opere “gestuali” che sembrano reti immaginarie che catturano lo spazio. Sono opere essenzialmente simboliche che affrontano in egual modo la tematica dell’uomo. Infatti tra il cromatismo del colore e l’incisività del segno sono rintracciabili figure umane, paesaggi, nudi, occhi di estrema drammaticità evocativa. II senso mistico non viene mai tralasciato dall’artista che crea dei “Cristi” quasi daliniani in una concezione in cui il surreale raggiunge il senso più ampio della liberazione della forma, come a voler creare una forma-poesia, nel tentativo di recupero di un pensiero completamente trasformato, come d’altro canto si rileva con immediatezza sin dall’impatto con l’opera d’arte.

Questo e un altro momento felice dell’opera di Luciano Cirillo, un momento che amplia gli orizzonti creativi del pittore in una catarsi continua di sentimento e di creatività. Una lezione d’impegno e, allo stesso tempo, di umiltà da parte di un pittore che trova nella espressione del segno-colore il proprio modo di essere e di esistere nell’occhio dell’infinito, proponendo e vivendo il proprio tempo immerse in una concezione sentita di amore universale.

II tempo sarà maestro e certamente la carica creativa e i presupposti interiori di Luciano Cirillo emergeranno come un vero e autentico messaggio per una umanità alla quale i valori più intimi della spiritualità sembrano essere tornati tabù.